1393 d.c.∼1597 d.c.
1393 d.c.
Il sucessore di Alberto è Nicolò III che rimarrà signore di Ferrara fino 1441. Nicolò è stato un grande uomo politico, diventando mediatore nell'ambito della politica signorile italiana. In Borso ha un fedele assertore. In questo periodo, la città svolge un'opera pacificatrice che si riflette in modo positivo anche all'interno dello stato.
Forte di questa stabilità, Ferrara nel 1438 viene scelta come sede del Concilio Ecumenico per la riunione delle chiese Latina e Greca.
In quiesto clima di pace però, c'è una macchia d'infamia, la decapitazione della moglie di Nicolò: Parisina Malatesta, e del figlio Ugo, rei di adulterio nel 1425.
1441 d.c.
A Nicolò succede il figlio Leonello (figlio illegittimo di Stella dei Tolomei e di Nicolò), e l'opera del padre continua con il figlio, rendendo Ferrara un centro umanistico in competizione con le più illustri signorie dell'epoca. Leonello è anche poeta e umanista, e con lui si apre il periodo di maggior splendore della Ferrara rinascimentale.
1450 d.c.
Il sucessore, Borso (anch'egli figlio illegittimo di Stella dei Tolomei e di Nicolò) fratello di Leonello, raccoglie il testimone di questo lungo periodo di intelligiente costruzione.
Finalmente ottiene il titolo di Duca di Ferrara per grazia pontificia, egli era già Duca di Reggio e di Modena. Nel 1470 introduce la stamapa a Ferrara che conoscerà un'altro ventennio di pace e di intensa attività diplomatica e umanistica.
1471 d.c.
Nel 1471, il figlio legittimo di Nicolò III: Ercole I, prende la signoria acclamato dal popolo Signore e Duca di Ferrara; é il simbolo dei valori raggiunti dalla civiltà ferrrese nel 1400.
Però il suo governo è molto più travagliato dei suoi predecessori. Governerà fino all'inizio del nuovo secolo.
Vari sono i problemi che dovrà affrontare: dalla guerra con Venezia negli anni 1481-1484, ai dissapori con il figlio di Leonello che nel 1476 farà giustiziare per il tentativo di questi di impadronirsi della città.
Però è anche il periodo di grandi imprese civili che culminano nel progetto di Biagio Rossetti in quelle che è conosciuta come l'Addizione Erculea. La città raggiunge le massime altezze, ma c'è già in modo sotteraneo l'inizio della degradazione che presto esploderà.
1597 d.c.
I successori di Ercole I sono Alfonso I (1505 - 1534), Ercole II (1534 - 1559), Alfonso II (1559 - 1597), che sotto il loro goveno, la crisi iniziata con Ercole I esplode clamorosamente, costretti continuamente a difendere il loro potere dalla intraprendenza papale e imperiale. Sebbene la città risuona dei versi dell'Ariosto e del Tasso, risente moltissimo il contrasto sia militare che politico.
Il territorio ferrarese, considerato "periferico" rispetto allo stato pontificio, nel passato aveva favorito le concessioni territoriali alla casa d'Este, ora invece assume una valenza militare perchè fanno da scudo e difesa allo stato stesso anche perchè le nuove tecniche di guerra e il progresso scientifico, rendono il nostro territorio importante a livello militare, per cui tutto il territorio ferrarese acquisisce una specificità militare, e alla morte di Alfonso II per opera del papa Clemente VIII, proclamerà il Ducato di Ferrara sotto la diretta sovranità della Chiesa
La politica estera di Borso
Ferrara, è al centro del sistema di signorie italiane e, secondo la visione di Borso, è un punto di confluenza dei rapporti diplomatici e commerciali di tutte le signorie circostanti.
L'equilibrio delle signorie, favorisce questo disegno, per cui Borso vede la possibilità di trovare una soluzione per il grave problema interno che affligge la sua casa: discordie e sollevazioni popolari.
Borso ha abilità diplomatica e di mediatore, per consolidare il potere della signoria a scapito delle prerogative comunali, che comunque non saranno mai completamente abrogate però saranno confinate in un ambito prettamente amministrrativo.
La città, sotto il suo governo, diventa un'importante centro per trattative diplomatiche intersignorili e anche un'importante centro per scambi commerciali.
La crisi
Iniziata sotto il governo di Ercole I, il quale riesce a contenerla il più possibile, però coincide con la fine dell'equilibrio tra le signorie italiane, il disegno politico ideato prima da Nicolò III e proseguito sia con Leonello e sopratutto con Borso, si rivela purtroppo utopistico, e così tramonta anche il sogno di pacificazione e di conseguenza tutti i benefici che ne erano derivati si trasformano in crisi sia economica che diplomatica.
L'Addizzione Erculea, è il tentaico di Ercole I e della sua classe dirigente, di trovare una soluzione autarchica alla crisi economica che invade il ducato, mettendo in atto una serie di lavori pubblici per cercare di soddisfare un triplice fine: l'impiego di capitali resi disponibili da trattative commerciali, allegerire la pressione fiscale sul popolo utilizzando molte masse per la manodopera e soddisfare le ambizioni della nuova classe dirigente mercantile che si è inserita nella struttura statale con crescente potere. Tale classe chiede di essere valorizzata e di essere parificata con i tradizionali ceti aristocratici.
FERRARA vol. I e II, ed. Alfa Bologna ∼ GLI ESTENSI di Luciano Chiappini, ed. Dall'Oglio ∼ Gli Estensi collana "Le grandi Famiglie d'Europa", ed. Mondadori
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