Alfonsina Strada
Alfonsa Rosa Maria "Alfonsina" Morini cgt. Strada (Castelfranco Emilia, 16 marzo 1891 – Milano, 13 settembre 1959) è stata una ciclista su strada italiana, prima donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d'Italia; è ritenuta tra le pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile.
Biografia
Le origini e l'avvicinamento alla bicicletta
Alfonsina Morini, nata Alfonsa Rosa Maria, era la seconda dei dieci figli di Carlo Morini e Virginia Marchesini, coppia di braccianti analfabeti che lavoravano nelle campagne emiliane. Il padre, all'epoca trentunenne, era originario di San Cesario sul Panaro e lavorava a Castelfranco Emilia da circa tre anni; sua madre, invece, nativa di Riolo, era di dieci anni più giovane del marito; la prima figlia della coppia, Emma, era nata due anni prima di Alfonsina, e un anno prima del loro matrimonio.
Nonostante l'indigenza dei Morini e l'ambiente insalubre, a causa di malattie quali tifo, tubercolosi e pellagra, la famiglia si prestò ad allevare anche bambini abbandonati provenienti dagli orfanotrofi del vicinato, ricevendo per tale servizio un utile sussidio economico. Dopo la nascita del terzo figlio della coppia, nel 1895, i Morini riconsegnarono i bambini in affido alla loro istituzione di provenienza e si trasferirono a Castenaso, nei pressi di Bologna, dove i successivi sette figli videro la luce.
La prima bicicletta entrò in casa nel 1901 per iniziativa di Carlo Morini, che entrò in possesso di un mezzo al limite della rottamazione ma ancora funzionante; sua figlia Alfonsina imparò a pedalare su tale veicolo; la scoperta della bicicletta fu una vera e propria passione, e prima dei quattordici anni la giovane aveva già trovato il modo di partecipare a diverse gare di nascosto dai suoi genitori, ai quali mentiva dicendo di recarsi alla Messa domenicale.
Sua madre, scoperto il fatto, le disse che per continuare a correre avrebbe dovuto sposarsi e andare via di casa. A quattordici anni, nel 1905, sposò quindi un meccanico e cesellatore, Luigi Strada, con il quale si trasferì a Milano; come regalo di nozze chiese e ottenne una bicicletta. Suo marito si rivelò il suo primo sostenitore e manager .
Le prime gare
Nel 1907, sedicenne, andò a Torino, città nella quale il ciclismo si era radicato (qui era stata fondata l'Unione velocipedistica italiana) e dove le donne su due ruote non erano motivo di particolare scandalo. Nell'ex capitale del Regno cominciò a gareggiare, battendo anche la famosa Giuseppina Carignano e guadagnandosi il titolo di «Miglior ciclista italiana». Ancora a Torino conobbe Carlo Messori, emiliano anch'egli, il quale convinse Alfonsina ad accompagnarlo nel Grand Prix di Pietroburgo 1909, in Russia; nell'occasione la stessa Morini ricevette una medaglia dallo zar Nicola II. Quando rimase vedova, Messori divenne il suo secondo marito.
Nel 1911 a Moncalieri stabilì il record mondiale di velocità femminile, con 37.192 chilometri l'ora superando quello stabilito otto anni prima dalla francese Louise Roger.
Nel 1912 la notò Fabio Orlandini, corrispondente della Gazzetta dello Sport da Parigi, che la raccomandò ad alcuni impresari francesi affinché la mettessero sotto contratto per le gare su pista nella capitale. Così, nei due anni seguenti, l'italiana ottenne numerosi successi correndo nel Vélodrome Buffalo, nel Vélodrome d'Hiver, al Parco dei Principi, vedendo incrementare notevolmente la propria popolarità.
I due Giri di Lombardia
Nel 1917, in piena Grande Guerra, Alfonsina si presentò alla redazione della Gazzetta, il quotidiano organizzatore, per chiedere di iscriversi al Giro di Lombardia. Nessun regolamento glielo impediva ― essendo tra l'altro tesserata come dilettante di seconda categoria ― e così Armando Cougnet, patron delle corse, accettò l'iscrizione; era la prima volta che l'emiliana partecipava a una corsa su strada sfidando atleti del sesso opposto. Prese dunque il via il 4 novembre 1917 a Milano insieme agli altri 43 ciclisti in gara, tra cui Gaetano Belloni, Philippe Thys, Costante Girardengo, più volte complimentatosi con lei, ed Henri Pélissier. L'arrivo era sempre a Milano, al parco Trotter, dopo che la corsa aveva toccato Varese, Como, Lecco e Monza nel corso dei suoi 204 chilometri; a imporsi fu il belga Thys davanti a Pélissier; Belloni giunse sesto, Girardengo decimo; Alfonsina Morini fu l'ultima tra coloro che avevano completato il traguardo, a un'ora e mezza dal vincitore e insieme ad altri due ciclisti, Sigbaldi e Augé. Dopo di lei, una ventina di corridori che non terminarono la corsa.
La presenza di Alfonsina Morini Strada in tale gara fu considerata una bizzarrìa che suscitò commenti pungenti ma, nonostante ciò, la ciclista si iscrisse all'edizione 1918 della Milano-Modena, tuttavia dovendo lasciare quasi subito la gara a causa di una caduta; a novembre dello stesso anno si reiscrisse al Lombardia: di quarantanove iscritti solo trentasei si presentarono ai nastri di partenza; durante la corsa vi furono quattordici abbandoni; la vittoria fu appannaggio di Belloni, mentre Alfonsina giunse ventunesima a 23', superando allo sprint il comasco Carlo Colombo, relegato così all'ultimo posto tra coloro che avevano terminato la gara. L'obiettivo della «regina della pedivella», questo uno dei suoi soprannomi, era divenuto quello di partecipare al Giro d'Italia.
l Giro d'Italia 1924
Dopo aver preso parte ai due Giri di Lombardia, nel 1924, tra mille polemiche, Emilio Colombo e Armando Cougnet, rispettivamente direttore e amministratore della Gazzetta dello Sport, le permisero di iscriversi al Giro d'Italia di quell'anno. Fu quella probabilmente una scelta di puro carattere promozionale: per partecipare le squadre più prestigiose avevano infatti chiesto delle ricompense in denaro, e al secco no degli organizzatori avevano deciso di disertare la corsa. Mancavano così campioni come Girardengo, Brunero, Bottecchia; gli atleti si dovevano peraltro iscrivere a titolo individuale e la corsa rischiava di passare inosservata. Relativamente alla presenza di Alfonsina Morini Strada molti erano tuttavia i contrari in seno allo stesso gruppo di organizzatori: si temeva infatti che il Giro potesse risultare una vera e propria "pagliacciata".
E così nei giorni precedenti al via il suo nome regolarmente non compariva nell'elenco dei partecipanti. A tre giorni dalla partenza ecco però comparirla sulla Gazzetta dello Sport come "Alfonsin Strada di Milano"; non si sa se la "a" mancante fosse dovuta a un errore o a precisa volontà, fatto sta però che un altro quotidiano, il Resto del Carlino di Bologna, andò a riportare il nome "Alfonsino Strada". Solo alla partenza gli organizzatori chiarirono che il partecipante era Alfonsina Morini Strada, e la stessa Gazzetta si astenne da articoli particolarmente vistosi. In breve la notizia si diffuse in tutta Italia, creando curiosità, sospetto, approvazione e scherno.
Il tracciato del Giro 1924 attraversava la penisola per 3 613 chilometri, 12 erano le tappe, intervallate da 11 giorni di riposo, 108 gli iscritti, solo novanta dei quali al via. Naturalmente ad Alfonsina Morini Strada era molto difficoltoso reggere il passo dei colleghi maschi, ma ogni volta riuscì a tagliare il traguardo di tappa, seppur sempre con alcune ore di ritardo; peraltro si fermava sovente a distribuire cartoline autografate ai tifosi.
Giunse fuori tempo massimo durante la tappa L'Aquila-Perugia. Inizialmente, alcuni membri della giuria (tra cui lo stesso Colombo) non vollero estrometterla dalla corsa, considerando anche il tanto tempo da lei perso per cadute e forature. Ma in seguito si optò per una linea dura: Alfonsina Morini Strada fu esclusa dalla classifica del Giro, una decisione probabilmente influenzata dal clima che si respirava all'epoca, quando la parità tra uomo e donna era ben lontana dall'essere raggiunta, e mal si tollerava una donna che non solo sfidava apertamente gli uomini, ma riusciva addirittura a batterne alcuni. Si decise comunque per una situazione di compromesso: Alfonsina poteva prendere parte a tutte le restanti tappe, ma i suoi tempi non sarebbero stati conteggiati ai fini della classifica. Dei novanta partiti a Milano, solo in trenta completarono la corsa, e così, fra essi, Alfonsina Morini Strada.
Il maschilismo imperante le impedì di partecipare ancora al Giro, ma lei si tolse lo stesso le sue soddisfazioni: vinse ben 36 corse contro colleghi maschi e conquistò la stima di numerosi ciclisti celebri, tra cui Costante Girardengo.
Il ricordo di Alfonsina
Nella raccolta di racconti di Gianni Celati, intitolata Narratori delle pianure (Feltrinelli, 1985), il racconto Storia della corridora e del suo innamorato è ispirato alla sua figura.
Nel 2004 è stato pubblicato il libro scritto da Paolo Facchinetti Gli anni ruggenti di Alfonsina Strada - Il romanzo dell'unica donna che ha corso il Giro d'Italia assieme agli uomini (Edicicloeditore). Al libro sarà ispirata la sceneggiatura cinematografica affidata alla scrittura di Agostino Ferrente e Andrea Satta, voce solista del gruppo Têtes de Bois.
Il 20 aprile 2010 è uscito un concept album proprio dei Têtes de Bois, intitolato Goodbike (Ala Bianca Records), tutto dedicato al tema del ciclismo: tra le canzoni, quella che ha avuto più successo è stata Alfonsina e la bici. Ne è stato tratto un videoclip interpretato dall'astrofisica Margherita Hack e diretto da Agostino Ferrente.
Al Museo del Paracarro di Pergine Valsugana (nella Valle dei Mocheni, a circa 20 km da Trento) c'è un grosso paracarro rosa dedicato a lei.
Nel 2010 ha debuttato lo spettacolo teatrale dal titolo Finisce per A. Soliloquio tra Alfonsina Strada, unica donna al Giro d'Italia del 1924, e Gesù (nella raccolta Anima e carne Edizioni Fernandel) scritto da Eugenio Sideri, interpretato da Patrizia Bollini, con la regia di Gabriele Tesauri. Lo spettacolo è stato rappresentato in numerose città italiane e anche all'estero (a Londra, in occasione delle Olimpiadi 2012 e all'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles). Nel 2014, in occasione dei 90 anni dal Giro di Alfonsina, lo spettacolo verrà rappresentato in alcune delle città tappa del Giro d'Italia.
Fonte: Alfonsina Strada - Wikipedia